Confraternita di S. Pietro Apostolo in Buto

 
 

 

Ciascun paesino della Val di Vara ha costituto nei secoli almeno una Confraternita. Queste pie associazioni hanno aiutato l’aggregazione dei fedeli, incrementato il culto, coltivato le tradizioni e esercitato opere di carità e di assistenza ai bisognosi. A Buto, sino all’inizio del XX secolo, non furono costituite Confraternite. Nella risposta fornita nel marzo del 1757 dal rettore Stefano Besagno al questionario del vescovo Domenico Tatis, al n. 22, si legge “non vi è Confraternita alcuna”. Solo cento anni fa gli abitanti di Buto decisero di costituire una Confraternita cristiana, dedicandola al titolare della parrocchia San Pietro Apostolo, e, dopo l’assemblea dei fondatori, presentarono apposita istanza all’autorità ecclesiastica affinché emettesse il relativo decreto costitutivo. Dall’apposito libro è possibile ricostruire le fasi che precedettero la costituzione della Confraternita di Buto: “L’anno del Signore 1911 addì 2 aprile su proposta del Parroco Sac. Giovanni Callegari in Buto di Varese Ligure venne formata una Commissione di cinque per occuparsi a la formazione d’una Confraternita. Questa Commissione …. ha convocato oggi 17 aprile ad assemblea generale tutti coloro che vollero aderire all’idea lanciata dal Parroco e ciò per procedere senz’altro a la formale compilazione del relativo Regolamento”. Il regolamento riporta lo scopo
dell’associazione “Essa vuole essere informata di quello stesso spirito di bene che animò simili compagnie nel loro sorgere nei primi secoli de la Chiesa. Sorge quindi: 1° per dare onore e gloria a Dio mediante un culto che sappia più che di pompa, di ordine e serietà; 2° per promuovere il bene spirituale tanto dei vivi che dei defunti mediante speciali preghiere fatte in comune”. Il regolamento era approvato dall’assemblea e venivano individuate le cariche sociali. Il 28 aprile 1911 il Provicario Generale canonico Pasquale Righetti, visto ed esaminato lo statuto, l’approvava, riservandosi di fare eventuali modifiche. Lo stesso giorno il vescovo Giovanni Carli concedeva l’indulgenza di cinquanta giorni “ad ognuno degli iscritti alla Ven. Confraternita di S. Pietro Apostolo, eretta
in Buto, che divotamente reciterà nella Chiesa parrocchiale il Credo apostolico e un Pater, Ave e Gloria”. I confratelli si munirono dell’apposito saio completo di cappuccio (nascondere il proprio volto è una dimostrazione di umiltà del confratello che annulla la propria personalità nella testimonianza di fede, carità e penitenza) e della mantellina di colore rosso. L’inaugurazione della Confraternita venne fatta l’otto ottobre 1911, con l’intervento del canonico arciprete e provicario generale di Brugnato monsignor Righetti “il quale benedisse solennemente gli indumenti dei Sigg.ri Confratelli e la elegante croce processionale portando poi con alata parola il suo saluto entusiasta”. Sino all’inizio della seconda guerra mondiale la Confraternita tenne regolarmente assemblee e riunioni e partecipò alle festività religiose a Buto e nei paesi vicini. Successivamente, con l’abbandono del paese da parte degli abitanti trasferitisi nelle città, anche la Confraternita di Buto era diventata inattiva.
Nel 2007 numerosi “figli di Buto” hanno deciso di riattivare l’associazione, con la denominazione “Confraternita di San Pietro Apostolo 1911”, con sede presso l’Oratorio della Focetta dedicato alla Madonna del Rosario. I nuovi confratelli e consorelle condividono i principi cristiani che stanno alla base delle Confraternite, come la preghiera, la difesa della fede e la carità e intendono partecipare col vecchio stendardo attivamente alle cerimonie ed agli incontri con le altre Confraternite della Diocesi. Sarà un’occasione per favorire la coesione tra i “figli di Buto” ora dispersi in varie località, per condividere la memoria dei propri cari, per rigenerare la fede che permeava la vita quotidiana di chi ci ha preceduto, per migliorare la formazione cristiana dei confratelli, per attivare iniziative di solidarietà verso chi ha bisogno, per contrastare l’aridità del mondo che ci circonda, i falsi modelli che ci sono continuamente proposti, l’egoismo, lo sfruttamento del lavoro, le sopraffazioni, il potere, ritrovando fiducia e serenità.
 

Priore Fortunato Maggiolo Vice Priore Andreino Lompi
 

 

 
 

 

 

 

  


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