La ricchezza di umanità della nostra gente (Giuseppe)

 
 
L’amico Giuseppe ci ha inviato una descrizione del nostro paese trovata in un libro pubblicato recentemente.
In una lettera, Maria Ledda in Brizzi, detta Mery, partigiana della Cento Croci, Vallate Taro e Vara, scrisse:
"Buto, a quel tempo, era un paese abitato da contadini, pastori e boscaioli. Povero come tutta la Valle del Vara. Le persone erano molto ricche di umanità, riuscii facilmente a fare amicizia. Non esisteva disparità sociale.”
Il libro che riporta questa considerazione a pag. 55 è Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani” di Faure, Liparoto e Papi, Einaudi Stile Libero Extra, Torino, 2012
Lo staff del sito è convinto del fatto che quanto detto per Buto vale anche per gli altri paesini della nostra valle coinvolti nel dramma della guerra civile. I poveri contadini patirono enormi sacrifici durante l’inverno 1944-45, sfamarono due eserciti nemici, corsero rischi gravissimi e mai sufficientemente riconosciuti. In quei giorni molti contadini furono derubati dei loro oggetti, magari di scarso valore ma preziosissimi ricordi, e privati delle scorte di cibo o dei pochi animali che allevavano, barbaramente picchiati dai nazi-fascisti, gettati in vasche piene d’acqua ghiacciata, minacciati di morte, condotti prigionieri verso un destino ignoto. Nonostante ciò, in quei terribili momenti emersero i più puri valori della società contadina: il rispetto per gli altri, l’ospitalità, l’amicizia, l’uguaglianza sociale.
La grande umanità è proprio una delle caratteristiche della nostra gente di montagna che, come ricordato dalla partigiana Mery, fu espressa in momenti nei quali, da parte di tanti, si era invece persa.

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